Eppur si muove! Parte 2/2: la motivazione estrinseca

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Ho terminato la prima parte dell’articolo sulla motivazione intrinseca accennando al fatto che stimolare quella estrinseca ci può essere d’aiuto se il nostro obiettivo è quello di spingere i nostri ragazzi a studiare.

Mentre lavorare sulla motivazione intrinseca è un lavoro lungo e difficile, soprattutto se non si hanno le competenze giuste, la motivazione estrinseca è qualcosa su cui possiamo agire. Che possiamo controllare.

E a noi piace ciò che possiamo gestire.

Parliamo della token economy. Hai presente Tata Lucia di S.O.S Tata che metteva le faccine se i bambini rispettavano le regole condivise? Bene, è esattamente questo, ma molto più strutturato.

Cosa sono gli smiles che la tata assegnava? Sono il rinforzo/premio intermedio per un’azione positiva realizzata.

Se ci pensiamo bene anche noi ci premiamo o ci puniamo!

Oggi ho finito di sbrigare tutte le pratiche che avevo sul tavolo: mi merito un gelato!” (mi premio)

Ecco, ho mangiato tutta la torta, mannaggia a me che non ho autocontrollo! Stasera solo un tea” (mi punisco)

Infatti tutti quanti (compresi i nostri figli) ci sentiamo soddisfatti quando otteniamo qualcosa che piace a noi, che scegliamo noi e ce la gustiamo di più se riteniamo di essercela guadagnata.

Ma come si arriva a costruire questa autogratificazione nei nostri ragazzi? (magari anche in breve tempo?)

Moto verso il desiderio

Abbiamo detto che la parola motivazione deriva da motus=movimento: la spinta verso un oggetto, un obiettivo. Ma la spinta può essere anche verso un desiderio, verso qualcosa che vogliamo e per cui siamo disposti anche a qualche sacrificio.

La token economy fa leva proprio sulla spinta verso qualcosa che si desidera. La tesi si basa sul fatto accertato che siamo portati ad impegnarci in qualcosa se questa, in passato, è stata premiata (un regalo, un bel voto, un complimento) o evitare di ripetere un’azione se questa è stata punita (questo in teoria perché la pratica ci dice che non sempre le punizioni ottengono l’effetto desiderato)

I rinforzi positivi quindi, sono le ricompense  che si ottengono quando si risponde in modo positivo allo stimolo:

  • il gelato che mi sono concessa dopo aver sbrigato le pratiche
  • il bel voto per aver studiato.
  • la faccina se mi sono seduto a fare i compiti appena mamma ha chiamato

In più, gli studi hanno rivelato anche che:

  • I risultati di questi rinforzi tendono a influenzare non solo il comportamento principale (fare i compiti), ma anche una classe simile (ritirare i libri e preparare la cartella)… mica male eh?
  • se al rinforzo viene associato anche una conseguenza positiva può aumentare i suoi effetti (se dopo aver fatto i compiti, ricevo lo smile e in più mia mamma afferma di essere orgogliosa di me)

Il fine ultimo di premiare nostro figlio in modo costante per i comportamenti corretti (staccarsi i videogiochi e venire a studiare) è quello che il ragazzo impari da solo ad autopremiarsi (e autopunirsi) creando un sistema suo di autogratificazione. Quello che vogliamo è che che la motivazione allo studio da estrinseca (l’ottenimento un premio) diventi intrinseca. Che i comportamenti corretti vengano interiorizzati.

Moto regolato

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Affinché il premio sia un rinforzo valido, un rinforzo motivante, deve seguire alcune regolette:

  • dev’essere dato in modo continuativo  e consegnato ogni volta che otteniamo il comportamento richiesto (studiare e fare i compiti)  in modo costante e regolare.
  • dev’essere dato subito, temporalmente vicino al comportamento (il capitolo è stato studiato? il premio non lo posso dare a fine settimana!)
  • dev’essere relativo ad un aspetto specifico (il premio è perché il capitolo che hai studiato lo sai non perché sei stato seduto un’ora alla scrivania)
  • dev’essere credibile (ti do il premio ma la faccia dice che non te lo meriti)
  • dev’essere appropriato: se la risposta è quella desiderata (non si premia se non si sa la lezione)

Proprio per facilitare la consegna immediata e costante del rinforzo, la token economy prevede che sia un oggetto: una faccina, un bottone, una biglia, perché possiamo averne una bella scorta e consegnarli ogni volta che serve.

Il passo successivo è quello del premio definitivo. Il premio definitivo è quello per cui il ragazzo è disposto a qualche sacrificio per averlo (invitare un amico a cena, un gadget che ha visto in pubblicità)

Quand’è che nostro figlio otterrà il premio tanto ambito per il quale ha fatto i sacrifici? Al raggiungimento di certo numero di rinforzi stabilito da un contratto (non si impone nulla, si tratta di regole e premi condivisi)

Potrebbe sorgerti una domanda: “Ma non è come se lo pagassi per fare il suo dovere”?

Attenzione, assegnare il rinforzo non significa: “se fai i compiti ti compro le figurine“. Non si tratta di un pagamento, ma di un’azione psico-educativa affinché comportamenti poco abituali diventino quotidiani e vengano interiorizzati!!

Sembra complicato da realizzare? Assolutamente no! Ne parleremo

martedì 30 ottobre alle 18,00

durante la diretta fb e ti darò anche una soluzione bella pronta!