Chi sono con bimbi

Mi Chiamo Anna e sono una mamma felice.

Felice di essere la mamma di due maschietti: Paperino (con ambizioni da Paperone) e Mario Bros (che ora è ancora nella versione Puffo Selvaggio).

Paperino frequenta la scuola media ed ha dei Bisogni Educativi Speciali.

Ora ti racconto la nostra storia: se invece di leggerla vuoi ascoltarla, vai al video!

La nostra storia comincia quando il piccolo aveva solo 20 mesi... visto che non camminava ancora in modo autonomo l’abbiamo portato ad una visita in Neuropsichiatria Infantile. Dall’incontro non è uscito niente di rivelante: il camminare era una tappa che il bambino stava facendo più lentamente. Piuttosto parlava poco per la sua età e quindi mi venne consigliato di tenere sotto controllo lo sviluppo del linguaggio.

  • 1. ritardo nel camminare

All’età di 4 anni siamo tornati “dalle dottoresse” (questa è l’espressione che uso con Paperino per non utilizzare la parola “neuropsichiatria” che, francamente, mi piace poco).

Indovina un po’ perché abbiamo preso un altro appuntamento?

Paperino non parlava bene, compagni e maestre faticavano a capirlo e lui si arrabbiava tantissimo! Parlava – manco a dirlo –  come Paperino 😀

  • 2. difficoltà di linguaggio

Questa volta però cominciò a delinearsi un altro scenario: il fatto che parlasse male era l’ultimo dei problemi: Paperino non stava fermo, non prestava attenzione ai giochi per più di pochi attimi, non c’era modo di trattenerlo seduto e si arrabbiava tantissimo, anche per ragioni apparentemente misteriose (a noi misteriose, a lui chiarissime). Impossibile fare un lavoro logopedico su un bambino che non stava almeno un po’ fermo.

  • 3. ipercinesia, difficoltà attentiva, rabbia

Così è iniziato il nostro cammino in Neuropsichiatria con una serie di incontri con un’educatrice professionale e poi, in vista dell’inizio della scuola elementare, con la logopedista. Grazie a questi incontri, il mio papero stava un pochino più seduto, un pochino più attento e c’era speranza che potesse seguire gli esercizi logopedici.

L’inizio della prima elementare è stato come andare a sbattere contro un camion. Non mi aspettavo niente del genere. Anche alla scuola materna avevamo dei problemi: Paperino non seguiva, non era al passo con gli altri, si arrabbiava e picchiava. Tutti i giorni ce n’era una… tanto che ogni tanto mandavo mia suocera a prenderlo perché almeno con lei le maestre non si sarebbero osate a lamentarsi troppo

Essendo il nostro primo figlio, quindi privi di termini di paragone, mio marito ed io l’abbiamo iscritto presso una scuola che seguiva una specie di tempo pieno. Errore fatale: il bambino non era assolutamente in grado di reggere quell’orario.

Dopo 15 giorni siamo stati convocati dalle maestre. Non avevano mai visto niente del genere: non stava fermo, scappava, metteva le dita tra i cavi del computer, si arrabbiava, si metteva a piangere e picchiava. Era intelligente, molto intelligente, con un’ottima padronanza della lingua italiana ed un vocabolario piuttosto ricco, ma assolutamente impossibile da gestire.

Ritenevano che il bambino non è fosse ancora maturo per la scuola elementare e che fosse meglio rimandarlo alla materna ancora per un anno.

Quando non hai le competenze e non sei informata, ascolti tutti e ti sembra che tutti abbiano ragione. Non sai bene cosa sia giusto. Così contatto la psicologa che ha in carico Paperino e le spiego la situazione.

Su sua indicazione abbiamo spostato il bambino in una classe con un orario normale (dal lunedì al sabato solo mattino) e gli viene assegnata un’assistente alle autonomie. Erano anni in cui questo era ancora possibile, prima dell’era dei grandi tagli al budget dei comuni.

Nella nuova scuola, con il nuovo orario, poco per volta la situazione migliora. Paperino prosegue il lavoro con  l’educatrice mentre io inizio a seguire gli incontri di varie associazioni dsa e adhd per formarmi un pochino.

Arriva anche la prima diagnosi: ADHD. Avevo trovato il nemico. Ora avevo la certezza che non lo facesse apposta a comportarsi così, aveva un problema e io non mi sentivo più completamente inutile: ora sapevo di poter fare qualcosa.

Mi informo, leggo, studio, seguo un parent training presso l’Associazione AIFA sezione Cuneo. Frequento gli incontri della Rete Genitori dsa e cerco di capire come funziona mio figlio.

Inizio anche a mettere in pratica qualche strategia anche con buoni risultati.

Fare i compiti si rivela la parte più difficile: pur essendo un bambino estremamente diligente e che ci tiene a fare bella figura, la sua soglia di attenzione è praticamente nulla. La forbice dell’apprendimento tra lui e i suoi compagni si allarga.

Il primo anno lo ricordo come un incubo: non chiedetemi cos’è successo intorno a me perché io ero completamente assorbita da Paperino e dalla scuola. Col passare dei mesi è andata meglio: abbiamo trovato il giusto metodo, il bambino mi accettava come tutor, la sua soglia di attenzione (almeno nel rapporto uno a uno) aumentava, abbiamo capito i rispettivi limiti e gli anni successivi sono andati sempre meglio.

E fuori casa? Peggio che andar di notte. Se andavamo al parco giochi dovevo mantenere una sorveglianza stretta: se sentivo un bambino piangere era probabile che il mio ne fosse in qualche modo responsabile. Lo iscrivo a un corso di nuoto e dopo due lezione esce il capovasca a parlarmi. Alle feste di compleanno mi fermo anch’io: gli altri genitori non hanno gli strumenti per affrontare una sua  – neanche tanto remota – crisi di rabbia e non volevo nemmeno lasciar loro una responsabilità del genere.

Ho smesso di restare alle feste in quarta elementare: ormai i bambini sapevano arrangiarsi loro stessi con Paperino. Erano cresciuti insieme, lo conoscevano e con alcuni era anche nata un’amicizia un po’ più stretta.

I rapporti sociali e personali sono sempre molto difficili: Paperino vive in un mondo tutto suo e non si interessa, se non minimamente, a quello che fanno gli altri, alle loro passioni. Lui ama leggere fumetti e vivrebbe di quello.

Se invitiamo amici a casa, gioca un po’ e poi abbandona l’amico per fare altro per conto suo.

Abbiamo provato diversi sports, quelli di squadra sono impossibili (non seguirebbe le regole) e non abbiamo ancora trovato uno sport individuale che lo interessi almeno un po’. Quest’anno sta seguendo un corso di batteria, ma non è amore…. vedremo.

Con il passaggio tra la scuola elementare e la scuola media è arrivata una nuova diagnosi. Paperino si é “pulito” di molti aspetti, il suo livello di attenzione è notevolmente aumentato sia in classe che nel rapporto uno a uno. Il rendimento scolastico alto, estremamente obbediente e ha anche imparato a controllarsi (beh… non sempre… le mani volano ancora ogni tanto).

La nuova diagnosi parla di un generico “disturbo emozionale dell’infanzia” IC10: F93

Anche il primo anno di scuola media ci ha riservato delle sorprese: ho passato il primo quadrimestre a fare casa-scuola lavoro-scuola (ormai i bidelli mi aprivano la porta appena mi vedono arrivare 😀

Però è tutto diverso: io sono più attrezzata, sono più scafata: ho imparato che non devo pretendere da lui quello che farei io, ma solo quello che può fare lui.

Non è stato facile accettarlo, ma è stata una grande lezione di consapevolezza.

Ho anche imparato a tirare fuori gli artigli perché se non sono io la prima a credere in lui, non posso pretendere che lo facciano gli altri.

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