Un alleato sottovalutato: il P.D.P.

pdpIl P.D.P (Piano Didattico Personalizzato) è un documento scolastico mooolto importante perché contiene le strategie, le indicazioni operative, le impostazioni delle attività di lavoro, i criteri di valutazione degli apprendimenti e i criteri minimi appresi del tuo bambino con bisogni educativi speciali

Si tratta di uno documento fondamentale perché rappresenta la formalizzazione delle varie strategie che la scuola ritiene di dover attuare nei confronti di quegli alunni per i quali risulta difficile l’utilizzo dei normali strumenti e delle normali metodologie didattiche .

Molto spesso in realtà a noi famiglie viene presentato un po’ di corsa, come una formalità da sbrigare.

In alcuni casi sono gli stessi insegnanti a considerarlo una pratica burocratica che non si può evitare! In effetti a volte vengono scelti dei modelli lunghi, con tante pagine da crocettare che ne svalutano un po’ la portata.  Il pdp invece è qualcosa di ben più profondo.

Abbiamo detto che è un PIANO, cioè un progetto scuola-famiglia. La famiglia dev’essere viene coinvolta nella stesura perché, firmandolo, si assume la corresponsabilità del progetto educativo.

E’ DIDATTICO, quindi riguarda la scuola. E’ il consiglio di classe con il coordinatore che predispongono il pdp. E’ un documento prettamente didattico (diverso dal P.E.I) dove vengono individuate le strategie e i metodi di apprendimento ritenuti più idonei.

PERSONALIZZATO: tagliato su misura su nostro figlio. Non è un copia incolla, non dovrebbe essere un elenco da crocettare, non deve contenere indicazioni generiche ma significative, realistiche e concrete.

Per chi è pensato il pdp

Il pdp è obbligatorio per i ragazzi con diagnosi di DSA, quindi con disturbi specifici di apprendimento e, in questo caso in particolare, dev’essere operativo entro tre mesi dalla presentazione della documentazione.

Per i ragazzi che invece presentano dei bisogni educativi speciali, cioè che evidenziano delle difficoltà nell’apprendimento (anche temporanee) il pdp può essere predisposto in qualunque periodo dell’anno sempre che la famiglia lo sottoscriva. E’ il consiglio di classe che decide come e quando utilizzarlo.

In questo caso il pdp non è obbligatorio: è la scuola che sceglie se formalizzare o meno le strategie che ha deciso di attuare nei confronti di quell’alunno che ha bisogni educativi speciali.

pdp

Cosa contiene il pdp

Ovviamente ci sono i dati anagrafici, i livelli di autonomia ed è indicata la diagnosi. Però, al di là quello che c’è scritto sulla diagnosi, è fondamentale l’osservazione dell’insegnante riguardo alle varie aree: lettura, scrittura e  calcolo. E’ per questo che il pdp viene preparato alcuni mesi dopo l’inizio della scuola: bisogna dare agli insegnanti il tempo di osservare.

Quindi si passa al cuore del documento: le strategie e i metodi di apprendimento che gli insegnanti hanno pensato possano garantire a quello specifico alunno  inclusione e successo formativo. Sono i famosi strumenti compensativi e misure dispensative nonché il tempo aggiuntivo.

Come devono essere pensati?

E’ su questo che noi mamme dobbiamo fare particolarmente attenzione.

Gli strumenti compensativi indicati devono realmente aggirare l’ostacolo (e purtroppo non tutti problemi possono essere aggirati), ma soprattutto devono essere visti nell’ottica di uno sviluppo verso l’autonomia.

Faccio un esempio stupido (che sono quelli che mi riescono meglio). Tuo figlio non riesce ad arrotolare gli spaghetti intorno alla forchetta. Tu, per aiutarlo, gli fornisci anche un cucchiaio. Lo scopo è che prima impari ad arrotolare sul cucchiaio e poi raggiunga l’autonomia (che l’arrotolare gli spaghetti con il cucchiaio è solo roba da turisti stranieri). Se poi non ci riuscirà, pazienza, ma lo scopo finale è che diventi il più possibile autonomo.

Le misure dispensative, poi, dovrebbero essere ridotte al minimo: se a giudizio degli insegnanti le difficoltà in una determinata attività proprio non si possono aggirare, allora si può pensare di dispensarla, ma sicuramente non andrà a vantaggio del ragazzo e della sua acquisizione di nuove competenze.

Quindi, uno degli obiettivi che ti propongo per quest”anno è sicuramente quello di partecipare più attivamente alla stesura del pdp. Di leggerlo con attenzione e chiedere i chiarimenti di cui hai bisogno prima di firmarlo.

Di questo documento fondamentale ne parlo ancora  in questa diretta fb e vedremo insieme anche la nota 1143 emanata dal MIUR  a maggio 2018 proprio sui ragazzi con bisogni educativi speciali che non rientrano nella legge 170/10.

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