Come spiegare la disabilità: ecco alcune idee

Come si spiega la disabilità ai bambini? E’ senza dubbio un argomento delicato che prima o poi va affrontato. Quando i bambini arrivano alla scuola primaria, è facile che si trovino in classe con bambini che hanno caratteristiche diverse da loro, con una disabilità più o meno evidente.

I bambini sono curiosi, interessati e spesso sono proprio loro a farci le domande: si chiedono perché il loro compagno abbia un aspetto diverso, non cammini o utilizzi gesti per farsi capire. Sono proprio loro a darci una grande occasione per promuovere un atteggiamento di inclusione e accettazione. Si può così iniziare una conversazione sulle diversità, senza ansie e senza atteggiamenti di compassione. La disabilità è solo una differenza da capire.

spiegare la disabilità

Quali sono i messaggi da far passare

Non ci sono due bambini o due persone uguali. Ognuno di noi ha le proprie caratteristiche e siamo tutti diversi. In alcune persone queste differenze sono più visibili: possono aver bisogno di una sedia rotelle perché una parte del corpo non funziona come dovrebbe oppure utilizzare i gesti per esprimersi piuttosto che le parole per lo stesso motivo. In altri casi le difficoltà possono essere meno evidenti e quindi possono aver bisogno di altri strumenti.

Una disabilità è solo una delle caratteristiche di una persona: tutti noi abbiamo molte sfaccettature. Ci sono delle attività in cui siamo più bravi e altre in cui abbiamo bisogno di aiuto. Ognuno di noi ha i propri punti di forza e punti di debolezza. Sicuramente, però,  tutti i bambini vogliono avere amici, essere rispettati, far parte della classe in cui si trovano e fare le attività insieme agli altri.

La disabilità non è contagiosa. Non bisogna aver paura di avvicinarsi e parlare con una persona diversamente abile. Il peggio del peggio poi, è far finta di niente! Si può tranquillamente fare domande senza paura di apparire invadenti o insensibili. Il fatto che un bambino abbia una difficoltà in una zona del corpo,  non significa che abbia problemi dappertutto: può fare molte cose come tutti noi.

disabilità

Usa le parole giuste. Ci sono dei termini piuttosto brutti che, grazie al cielo oggi, non si utilizzano quasi più come paralizzato, ritardato, handicappato o mongoloide che però potrebbero ancora scappare (magari da qualche persona più anziana).  Al contrario è importante sottolineare la differenza tra la persona e la sua condizione: un bambino non è autistico, dislessico, iperattivo, ma ha l’autismo, ha una difficoltà di apprendimento, ha un disturbo di attenzione.

Non c’è di che essere gelosi. Quando la disabilità non è così evidente, i bambini potrebbero pensare che un compagno (che utilizza il computer o gli vengono proposte delle verifiche più corte) sia avvantaggiato.  Qui è importante specificare che ogni bambino impara in modo diverso e secondo il proprio ritmo. Alcuni bambini con difficoltà possono aver bisogno di un supporto scolastico extra, di più tempo, di strumenti tecnologici, di dover uscire dalla classe proprio per poter apprendere come gli altri. Hanno solo bisogno del giusto supporto, proprio come chi non vede bene usa gli occhiali. Sono compagni che faticano molto di più e si stancano prima.

Il rispetto. Prendere i giro, utilizzare nomignoli, deridere, isolare, offendere o peggio bullizzare non è un comportamento accettabile. Mai .

I bambini sono svegli e non hanno tutti i filtri che abbiamo noi. Sarà facile per loro capire che un bambino, una persona, può avere una disabilità, un deficit, una carenza che gli impedisce di svolgere nello stesso modo degli altri alcune attività, ma gli effetti sulla sua vita posso essere ridotti se si guarda il compagno nella sua interezza e non si fissa l’attenzione solo sul punto debole.