Bullismo: i 5 consigli che do ai miei figli

Il bullismo è un argomento di cui si parla molto. Se ne parla sui giornali dove sempre più sovente ci vengono riportati tristi fatti di cronaca e se ne parla a scuola nel tentativo di fare prevenzione.
Il bullismo è ormai a tutti gli effetti una piaga sociale.
Cosa possiamo fare noi genitori per evitare che i nostri figli, che hanno già tutte le loro difficoltà, diventino vittime del gradasso di turno?
Di sicuro non possiamo stare sempre con loro e non dobbiamo proteggerli per sempre. In questo mondo, in questa società, ci devono vivere e, per quanto fragili possano essere, devono imparare ad affrontare anche le situazioni spiacevoli.
I piccoli bulli, poi, crescono e diventano il nostro collega o il nostro superiore. È importante imparare a difendersi fin da ragazzi dallo squilibrio dei poteri.Perché il bullismo questo è: un gioco di potere. A volte è più evidente, altre più subdolo.

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Anch’io mi sono chiesta quali siano le azioni che posso mettere in pratica per aiutare i miei figli ad affrontare certe contesti e il 6 febbraio scorso, giorno del Safer Internet Day, mi sono imbattuta questo decalogo creato da Erickson. L’ho trovato piuttosto interessante e mi è stato d’ispirazione nell’individuare 5 dritte da dare ai miei figli affinché imparino a proteggersi.

Riconoscere il bullo

Soprattutto i ragazzi più introversi hanno difficoltà a farsi degli amici e possono cadere nella trappola di cedere a ricatti o fare qualcosa contro la loro volontà nell’illusione di farsi un amico. Si rischia così di creare un rapporto di sudditanza che diventa poi difficile da spezzare. Spieghiamo ai nostri ragazzi che devono star lontano non solo dai ragazzi che prendono in giro, intimidiscono, minacciano, mettono in ridicolo, comandano, spingono, prendono a calci e pugni, ma anche e soprattutto da coloro che con la scusa di farli entrare nel loro gruppo chiedono di compiere azioni contro la loro volontà.

Se un “amico” chiede qualcosa che non è giusto, onesto o corretto, bisogna dire un “no” deciso. L’amicizia non è questo: non si entra in un gruppo di amici dopo un rito d’iniziazione, gli amici non sono una gang!decalogo Erickson

Parlare

Subito, con un adulto: genitore o insegnante che sia. Qualcuno che possa tenere sotto controllo la situazione fin da subito. Lasciare che le cose si ingigantiscano sperando che passino da sole non è mai una buona strategia. La prepotenza va stroncata sul nascere. Magari l’inizio è solo un nomignolo o una presa in giro che però non finirà li. Mai lasciar correre: non migliorerà col silenzio anzi, vedendo che non ci sono conseguenze, il prepotente si sentirà autorizzato a continuare.

Non è colpa tua

E qui entra in gioco l’enorme argomento chiamato autostima. I ragazzi adolescenti generalmente non si piacciono, stanno cambiando, prendono coscienza di sé e degli altri e in linea di massima il paragone è sempre infelice. Figuriamoci quando si mette anche l’idiota di turno a trovare altri difetti (reali o immaginari). Mingherlino o spilungone, sovrappeso o scheletrico, cognome ridicolo, denti sporgenti, hai l’apparecchio, orecchie lunghe (o corte o a sventola), naso (qui c’è n’è per tutti i gusti), vestito fuori moda, taglio di capelli fuori moda, troppi piercing, senza piercing, sembri una femmina, sembri un maschio, sei gay, sei lesbica, sei un bambino, hai la voce da bambina/o piccola/o, non sai leggere bene, hai il sostegno. Il bullo, se ha deciso di prendere di mira qualcuno lo fa. Si può essere perfetti, non è importante, non è un motivo reale quello che spinge il prepotente a prendere qualcuno di mira. Non è mai colpa di chi è oggetto di angherie, questo i nostri ragazzi devono averlo ben chiaro: non c’è niente di sbagliato in loro. Se però subiscono nel silenzio e nella paura, sono loro stessi ad alimentarne il potere.

Mostrare indifferenza

È la reazione che fa aumentare l’adrenalina al gradasso. Se la “vittima” ridacchia pensando di stare al gioco o al contrario reagisce gridando o alzando le mani l’adrenalina aumenta. Peggio ancora se ci si mostra offesi o feriti. L’unico sistema è quello di non mostrare nessuna emozione, come se le parole che ha detto non abbiano lasciato nessuna traccia. Se ci sente al sicuro si può mantenere il contatto oculare, non abbassare gli occhi, e parlare con voce calma. Non è facile, per niente, ma è una strategia che funziona. La cosa più importante e sicuramente mantenere il contatto oculare, pronunciare il nome del bullo (come si fa con proprio pari). Se si abbassa lo sguardo si è già perso. È più facile a dirsi che a farsi, lo so, la paura gioca un ruolo importante, ma bisogna provare.

Non restare da soli

Soli si è più vulnerabili, meglio girare con il proprio gruppetto di amici in modo che ci sia anche una certa uguaglianza numerica. Non solo perché l’unione fa la forza, ma perché l’obiettivo del bullo è quello di far sentire il coetaneo solo, senza potere. Vogliono essere sicuri che nessuno intervenga: difficilmente attaccano un ragazzo con tanti amici perché non amano complicarsi la vita. Quindi diventa importante coltivare amicizie sane che possano prendere le parti nel momento di  difficoltà. Certo non tutti abbiamo facilità a fare amicizia, in questo senso possiamo intervenire noi genitori invitando a casa i compagni di classe o organizzando occasioni di ritrovo (una serata al cinema, un pomeriggio in bici).

Non esistono delle ricette per evitare di essere presi in giro. Certe tipologie di persone i nostri figli se li ritroveranno sempre tra i piedi (come c’è li ritroviamo noi). Bisogna che sappiano che possono contare  su noi genitori sempre, ma che i pilastri più importanti sono loro stessi.

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