Il pentolino di Antonino è un libro che tutti i genitori dovrebbero leggere per se stessi e leggere ai loro bambini. Anzi, esagero, questo è un libro che tutte le persone adulte dovrebbero leggere.
Se invece di leggere l’articolo, vuoi ascoltarlo, vai al video!
Si capisce che ne sono entusiasta vero? Ho scoperto l’esistenza di questo testo ad un corso sul lutto affrontando un argomento che mi sta molto a cuore: la resilienza.
Andiamo per ordine… Il libro è scritto/disegnato da Isabelle Carrier e pubblicato in Italia dalla Kite Edizioni. Esiste anche una versione digitale solo per Apple (purtroppo). Si tratta di un applicazione interattiva con suoni, testo parlato e animazioni.
Di cosa parla il Pentolino di Antonino
Antonino è un bambino che si trascina dietro – contro la sua volontà – un pentolino. E’ attaccato al suo polso e, per quanto ci provi, non può liberarsene.
Lui è un ragazzino in gamba, sensibile, con grandi doti artistiche, ma le persone vedono solo quel suo pentolino. In più il pentolino gli dà fastidio, gli limita i movimenti, non gli permette di stare al passo con gli altri e deve fare molta più fatica per ottenere gli stessi risultati. Ma di questo, nessuno si accorge. Vedono solo il pentolino.
Poi arriva Margherita…. e non vado oltre per non rovinarvi la lettura.
Chi è Antonino
Antonino viene rappresentato come un ippopotamo. Non è esattamente l’animale più agile del mondo: è grosso, impacciato, un po’ lento. Il pentolino (la disabilità, il trauma, il lutto, la vita famigliare difficile) che si porta dietro il bambino è rumoroso, si nota, anzi: si vede solo quello.
Il rischio e che ci si dimentichi della persona e la si identifichi con il problema, ma la persona e il problema sono due cose diverse. I nostri figli a scuola o nei diversi contesti sociali, si confrontano con stereotipi, pregiudizi, etichette (lo so, BES è un’etichetta). Sta a noi fare in modo che i nostri bambini non si nascondano dietro il loro problema, ma, al contrario, lo facciano diventare un punto di forza.
Per ottenere questo risultato ci vogliono tre ingredienti: tenacia, pazienza e amore.
In realtà Antonino è ciascuno di noi. Tutti noi abbiamo il nostro personale pentolino che ci trasciniamo dietro: un trauma, un lutto, una disabilità, una caratteristica fisica… qualunque cosa ci complichi la vita. Magari abbiamo provato a nasconderci sotto questo pentolino o abbiamo rischiato di diventare il pentolino stesso però abbiamo imparato a farlo diventare parte di noi, ci siamo saliti sopra e l’abbiamo usato come scalino per raggiungere qualcosa che è più in alto. Il nostro pentolino ci accompagnerà sempre (come accompagnerà sempre i nostri figli), l’importante è che smetta di essere un ostacolo.
Il Pentolino di Antonino è un libro che ha molto più di quello che ti ho raccontato, e un valido aiuto per capirlo e spiegarlo si trova nel quaderno pedagogico allegato: Educazione, pentolini e resilenza, sempre della Kite Edizioni.
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