Il pensiero positivo

be positive

Inizia il mese di dicembre e, nel mezzo del delirio che di solito precede il Natale, volenti o nolenti ci troviamo a fare dei buoni propositi per l’anno successivo. 

Stai tranquilla che non voglio tediarti con analisi pseudo psicologiche spicciole, ma te ne parlo perché mio figlio più piccolo, Lorenzo, ha preso 6 di geografia.

Sì, lo so che le due cose non sembrano correlate, ma in realtà lo sono.
Tutto è iniziato nel passato anno scolastico: Lorenzo stava studiando geografia. In quel periodo stavano affrontando un argomento molto importante ma un po’ noioso: l’Europa e la Comunità Europea.

Tanti confini, un continente che non è proprio un continente, tanti Stati, il Parlamento Europeo (e le varie istituzioni annesse e connesse), chi usa l’Euro come moneta e chi no, chi entra e chi esce… insomma, molte nozioni.

Lui già ha la credenza di essere una schiappa in geografia (hai fatto fare il test di attribuzione a tuo figlio?) e questo argomento così ricco di informazioni un po’ astratte e da imparare a memoria, sicuramente non aiutava la sua autostima.

Alla fine dello studio era molto depresso. Mi ha detto chiaramente che non si sarebbe ricordato niente e si sarebbe preso un 5.

Mamma non ti aspettare chissà che cosa perché domani farò schifo nella verifica

Questo atteggiamento mi ha fatto impensierire. Non era bastato dirgli che era preparato e men che meno che io sapevo che aveva studiato e che, anche se non avesse ottenuto un bel voto, io ero comunque soddisfatta. Lui era convinto che si sarebbe preso un 5.

Scardinare una credenza è molto difficile.

Così ho rispolverato un film che avevo visto un po’ di tempo fa sulla legge d’attrazione: The secret e gli ho detto “tu devi pensare con insistenza che domani mattina ti verranno tutte le risposte“.

Mi ha guardato con poca convinzione, ma, visto che un pensiero valeva l’altro, ha deciso di ragionare in modo positivo.

Il risultato? 8.5!!!!

Il merito del voto va al fatto che aveva studiato, ma io so che se fosse partito convinto di non farcela, non ce l’avrebbe fatta: non avrebbe nemmeno tentato convinto di essere una schiappa!

Il potere del pensiero positivo!

Ma non aveva preso 6? Sì, perché siamo punto e a capo.

La sua credenza è ancora lì, non l’ho sradicata come mi ero illusa. Io non l’ho seguito nello studio questa volta per cui non so cosa quali pensieri avesse, ma presentandomi il 6 era felice “perché lo sai che sono una schiappa in geografia”.

Ecco il mio buon proposito per il prossimo anno: lavorare sul pensiero positivo (suo e mio) non tanto perché il 6 diventi un 7 o un 8, ma che affinché il suo voto rispecchi la sua reale preparazione e non l’idea che ha di sé stesso.

Riflettici: quante false credenze ha tuo figlio sulle sue capacità? prova a fargli fare il TEST mentre io preparo il prossimo articolo che uscirà giovedì 12 (sempre più vicini a Natale)